Pensione, Croce e Delizia degli Italiani: Cosa c’è da Sapere

Data pubblicazione: 2018-12-27
Tempo di lettura stimato: 15 minuti
Pensione, Croce e Delizia degli Italiani: Cosa c’è da Sapere

Dalle ultime riforme pensionistiche alle soluzioni autonome. Cosa fare per assicurarsi una rendita sicura e quali sono le varie opportunità offerte ai lavoratori

Per alcuni, specie i più giovani, è una vera e propria chimera. Altri invece sperano di poter riscattare anni di studi e servizio di leva per raggiungere il tanto agognato obiettivo. La pensione in Italia è un chiodo fisso per tutti quelli che temono di non poter mai raggiungerla, tra stravolgimenti dettati dalle varie riforme di questi anni e le normative sempre più complesse.

Per definizione, la pensione è una rendita vitalizia o temporanea che viene corrisposta per la tutela del rischio di longevità o per rischi derivanti da invalidità ed inabilità. Più comunemente, è una assicurazione che viene data ad una persona fisica in base ai contributi corrisposti durante il periodo di attività lavorativa.   

Dalla Legge Fornero, la riforma attualmente vigente ed oggetto di un dibattito acceso dalla sua promulgazione in poi, i trattamenti pensionistici sono cambiati, dando precedenza alla tutela dei conti pubblici ed al risparmio della spesa statale con le novità introdotte in termini di calcolo ai fini contributivi, retributivi e di anzianità.

Calcolo della pensione, ecco come funziona

La pensione Inps (ente italiano per la previdenza sociale) può essere calcolata facilmente. Il sistema cambia in base all’anzianità contributiva che il lavoratore ha maturato al 31 dicembre 1995 e, coloro che avranno maturato almeno 18 anni di assicurazione, vedranno applicato il criterio retributivo tradizionale legato agli stipendi degli ultimi anni di lavoro.

La pensione di vecchiaia è quella a cui ambiscono in molti per godersi in tutto relax la veneranda età dopo anni di tribolazioni lavorative. A goderne sono i lavoratori dipendenti ed autonomi che dispongono dei requisiti richiesti dalla legge. È stata la Legge Fornero ad introdurre il criterio retributivo solo per l’anzianità maturata fino al 31 dicembre 2011: chi al 31 dicembre 1995 aveva maturato meno di 18 anni di assicurazione, ha visto applicarsi un modello misto, che comprende il sistema retributivo (fino appunto al 31 dicembre 1995) e contributivo da quel momento in poi. Per gli assunti dal gennaio 1996, invece, sarà applicato il solo modello contributivo.

Pensione con sistema contributivo

Il calcolo vero e proprio, al momento della liquidazione della pensione con sistema contributivo, viene effettuato in base al montante contributivo individuale moltiplicato per il coefficiente di trasformazione, che aumenta in maniera proporzionale all’aumentare dell’età di pensionamento.

ogni tre anni vengono aggiornati i coefficienti e l’entità viene decisa in base ai dati Istat sull’aspettativa di vita media. Il prossimo calcolo dei coefficienti è previsto nel 2019.

Le pensioni liquidate con sistema contributivo saranno comunque inferiori alle precedenti (cosa che penalizzerà i giovani rispetto ai loro genitori) e sarà utile pertanto rivolgersi a forme di pensione integrative. Per il calcolo bisognerà individuare la retribuzione annua dei lavoratori dipendenti o i redditi dei lavoratori autonomi, calcolare i contributi versati ogni anno in base all’aliquota vigente e applicare al montante contributivo il coefficiente di trasformazione.

La pensione netta viene calcolata in base alla detrazione dell’aliquota Irpef dal lordo del reddito delle persone raggruppato in scaglioni, senza dimenticare l’età del pensionato (cioè se supera o meno i 75 anni).

Ape, cos’è e come funziona

L’Ape sta ad indicare l’anticipo pensionistico: un progetto sperimentale che fino al 31 dicembre del 2018 consente a chi ha raggiunto almeno i 63 anni di età di andare in pensione in anticipo.

Questo anticipo è stato introdotto con la legge di bilancio del 2017, e riguarda i lavoratori dipendenti, gli autonomi assicurati con gestioni speciali o presso l’Inps.

Per Ape sociale, invece, si intende quella indennità ideata per i soggetti in stato di bisogno che abbiano già maturato l’età di 63 anni e non abbiano ancora una pensione. L’Ape sociale è una pensione che si può ottenere presentando domanda e ottemperando a tutti i requisiti richiesti, tra cui figurano i lavoratori che da almeno sei anni svolgono lavori rischiosi, soggetti che assistono da almeno sei mesi un parente con handicap grave o disoccupati che hanno finito di percepire del tutto, da almeno tre mesi la prestazione per la disoccupazione.

Per il calcolo della pensione Ape bisogna tener conto dell’importo della rata mensile di pensione calcolata al momento dell’accesso alla prestazione, se inferiore a 1.500 €, o di 1.500 € se la pensione è pari o maggiore a questo importo.

Contributi Prescritti, cosa sono?

Non è raro che, durante un rapporto lavorativo, i contributi vengano omessi da parte del datore di lavoro. In questo caso, possono finire in prescrizione dopo cinque anni e di conseguenza non possono essere più rivendicati da parte del lavoratore. Cosa si fa in questi casi? I dipendenti pubblici possono presentare regolare richiesta di variazione della posizione assicurativa anche oltre il 31 dicembre del 2018, per chi lo farà oltre questo termine gli spetterà un onere.

È lInps a specificarlo in una nota pubblicata il 13 agosto del 2018, specificando che "la posizione assicurativa con contributi prescritti può essere sistemata anche dopo il primo gennaio 2019", ma muteranno "le conseguenze del mancato pagamento contributivo accertato dall’Istituto" e i datori di lavoro pubblici dovranno necessariamente sostenere un onere. 

Per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni, a partire dal 1° gennaio 2019, non sono previste prescrizioni sul diritto al riconoscimento dei contributi pensionistici: il 31 dicembre 2018 non dovrà essere considerato come termine definitivo entro il quale l’iscritto/dipendente pubblico deve chiedere la variazione della propria posizione assicurativa "ma come il termine che consente al datore di lavoro pubblico di continuare ad applicare la precedente prassi consolidata nella Gestione dell’ex Inpdap che individuava la data di accertamento del diritto alla contribuzione di previdenza e assistenza come giorno dal quale inizia a decorrere il termine di prescrizione", precisa ancora l’Inps.

Dal 1° gennaio 2019 i datori di lavoro pubblici potranno continuare ad aggiornare le posizioni assicurative dei dipendenti, ma per i flussi di denuncia trasmessi da inizio d'anno dovranno necessariamente sostenere un onere, come annunciato con una circolare dell’Inps datata 2017. I dipendenti che desiderano verificare la posizione assicurativa di cui godono possono farlo facilmente accedendo direttamente all'estratto conto grazie all'utilizzo del Pin.

Contributi volontari per la pensione, per dormire sonni tranquilli

Se raggiungere la pensione può sembrare una missione impossibile, esistono delle formule che permettono di garantirsi una entrata futura in tutta serenità: si tratta delle assicurazioni fondo pensione e i contributi volontari da versare all’Inps. Di cosa si tratta?

I contributi volontari per la pensione vengono versati all’Inps per perfezionare il diritto alla pensione ed alla determinazione di tutte le pensioni dirette (vecchiaia, anzianità, assegno ordinario di invalidità e inabilità). Per accedere alla possibilità di versare i contributi volontari bisogna avere due requisiti fondamentali.

Il primo è che bisogna avere almeno 5 anni di contributi già versati (ovvero 260 contributi settimanali o 60 contributi mensili) senza particolari riferimenti a quando sono stati versati e in che periodi. L’altro, invece, prevede che bisogna avere almeno 3 anni di contributi nell’arco dei 5 anni precedenti la data di presentazione della domanda (un requisito, questo, che si perfeziona qualora sussistano 36 contributi mensili per i lavoratori autonomi, 279 giornalieri per quelli agricoli e 186 giornalieri per le lavoratrici donne).

Con questa formula, il lavoratore che ha terminato o temporaneamente interrotto l'attività lavorativa può continuare a versare autonomamente i contributi per perfezionare i requisiti di assicurazione e di contribuzione necessari per il raggiungimento della pensione o per perfezionare l'importo del trattamento pensionistico facendolo accrescere, nel caso in cui siano stati già stati versati i requisiti contributivi necessari. Per accedere ai contributi volontari bisogna presentare una domanda online nell’apposita sezione del sito dell’Inps.

I vantaggi dei contributi volontari

Quanto costa versare i contributi volontari? Il calcolo è decisamente complesso, in quanto questi contributi variano da lavoratore a lavoratore che vengono scaglionati in aliquote determinate. Per conoscere il costo dei contributi volontari bisogna moltiplicare l’aliquota di finanziamento contemplata nella gestione obbligatoria per la retribuzione settimanale imponibile ottenuta nell’anno di contribuzione che precede la data in cui è stata inviata la domanda di autorizzazione.

Va ricordato che il versamento dei contributi volontari, sebbene deducibili Inps, comporta delle spese: ogni singola situazione va dunque valutata come a sé stante, perché la spesa varia a seconda delle mansioni svolte dal lavoratore.

La rendita aggiuntiva alla pensione obbligatoria, una chance in più

Se il gruzzolo contributivo accumulato in questi anni è davvero magro e non soddisfa i vostri bisogni, c’è possibilità di optare per una rendita aggiuntiva alla pensione obbligatoria. Il fondo pensione è la soluzione congeniale per chi teme di trovare un assegno pensionistico sempre più assottigliato dalle riforme pensionistiche degli ultimi anni. È infatti una soluzione integrativa: il fondo pensione, anche conosciuto con l’acronimo Pip (Piano individuale pensionistico) è una rendita aggiuntiva flessibile rispetto alla pensione obbligatoria prevista per legge,

ovvero modellabile in base alle esigenze del contribuente e alla propensione al rischio.

Dal punto di vista fiscale i vantaggi sono tanti. In primis, i contributi versati possono essere dedotti dal reddito imponibile in fase di dichiarazione dei redditi, ma anche la tassazione è più vantaggiosa se si considerano altri piani di accumulo e prodotti finanziari e le agevolazioni sulla rendita al momento dell’erogazione. Una quota dell’importo inoltre può essere ottenuta sotto forma di capitale, oppure in forma di rendita. C’è anche l’opzione di poter trasformare quanto versato in una rendita integrativa proporzionale al contributo di cui ci si è fatto carico negli anni.

Questo tipo di integrazione è particolarmente indicata per i giovani: la previdenza complementare consente di corroborare la futura pensione con una rendita mensile aggiuntiva accantonando i propri risparmi ed aumentare la propria sicurezza una volta giunti all’età pensionistica.

La rendita integrativa è a tutti gli effetti un prodotto finanziario che offre un ampio ventaglio di scelta: vantaggi e benefici di tali operazioni vengono sottoscritti dal lavoratore che sceglierà quale polizza è più indicata alle proprie esigenze. Queste valutazioni devono però tenere conto del numero di anni che separano il lavoratore dal conseguimento della pensione e alla sua propensione al rischio.

TFR in fondo pensione per integrare la rendita

Per integrare la propria pensione è possibile anche trasformare il Trattamento di fine rapporto (Tfr) in un fondo pensione. La sua gestione è infatti una libera scelta del lavoratore, che può decidere di indirizzarla integralmente a un fondo complementare, per far crescere il gruzzolo della propria rendita integrativa. In alternativa è possibile lasciare la liquidità in azienda e riscattarla al termine del rapporto di lavoro.

Se il lavoratore sceglie di destinare il proprio Trattamento di fine rapporto al piano pensione, il Tfr precedentemente maturato resta in azienda per essere poi corrisposto al momento opportuno dal datore di lavoro.

Il fondo pensione di Poste Italiane

Esistono anche altre soluzioni finanziare per mettere al sicuro le proprie esigenze future, come ad esempio quelle proposte da Poste Italiane. I piani individuali pensionistici che Postaprevidenza offre al lavoratore propongono dei piani di versamenti flessibile, dove l’importo del premio può variare in base alle esigenze dei singoli richiedenti e dove è prevista inoltre la possibilità di sospendere temporaneamente i versamenti.

È la Gestione Separata Posta Pensione a rivalutare, anno dopo anno, la posizione del capitale versato. Niente paura, però: anche in caso di rivalutazione negativa, la restituzione dei contributi versati in fase di accumulo è ad ogni modo garantita.

I Pepp europei per la pensione integrativa

Anche l’Unione Europea viene in soccorso di quei lavoratori su cui pende la spada di Damocle della pensione ridotta all’osso. La commissione Ue ha infatti approvato una nuova tipologia di prodotti pensionistici individuali, a cui è stato dato il nome di Pepp, acronimo di Pan European Pension. Si tratta di un progetto che ha visto tre anni di gestazione in favore di quei lavoratori che non possono fruire di un fondo negoziale: è un vero e proprio incentivo ad abbassare i costi odierni dei prodotti offerti da banche e assicurazioni, come ad esempio l'assicurazione fondo pensione integrativa.

La pensione integrativa con Fondi Ue si adatta perfettamente a chi ha la necessità di potersi garantire una previdenza complementare. I Pepp sono infatti una vera e propria forma di investimento garantita sotto forma previdenziale per giovani, disoccupati, lavoratori autonomi e imprenditori. Chi intende sottoscrivere i Pepp dovrà rivolgersi ai providers ufficiali che hanno ottenuto l’autorizzazione direttamente dall’autorità Europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (Eiopa). Quali sono?

Ecco l’elenco dei providers ufficiali:

  • imprese di assicurazione,
  • società di gestione del risparmio,
  • banche,
  • imprese di investimento,
  • fondi pensione occupazionali.

Grazie ad un canale di distribuzione tecnologicamente avanzato messo in piedi per agevolare tutte le operazioni in via telematica, i Pepp possono essere acquistati anche in modalità elettronica rivolgendosi alle realtà commerciali preposte, che hanno sede in alcuni Stati membri dell'Ue.

Come funzione la pensione di reversibilità?

I superstiti del lavoratore defunto hanno diritto ad un contributo economico previsto per il pensionato o per il lavoratore assicurato. Per i parenti dei primi, si parla di pensione di reversibilità, mentre se ci troviamo di fronte alla scomparsa di un lavoratore si parla di pensione indiretta.

Chi ha diritto alla pensione di reversibilità e alla pensione indiretta?

  • Il coniugesuperstite – anche separato, se titolare di assegno di mantenimento –,
  • il coniuge divorziato,
  • figli,
  • i nipoti a carico degli ascendenti,
  • i genitori a carico del lavoratore e non titolari di pensione e i fratelli non coniugati e dichiarati inabili.

Anche in caso di unione civile si ha il diritto di accedere alla pensione indiretta o diretta di reversibilità. Nel caso non siano stati maturati i requisiti necessari al conseguimento della pensione di reversibilità, gli eredi del lavoratore possono presentare domanda di indennità una tantum.

I figli minorenni e gli studenti di scuola professionale o scuola secondaria di secondo grado fino all’età di 21 anni, oppure gli studenti universitari under 26 in corso legale di studi, hanno diritto alla reversibilità. A questa prestazione posso inoltre accedere anche i figli adottivi e affiliati e a quelli nati dal precedente matrimonio del coniuge. Per i figli maggiorenni non studenti, invece, l’Inps dovrà dichiararli inabili al lavoro, ovvero impossibilitati a svolgere qualunque tipo di attività lavorativa a causa di menomazioni fisiche o mentali.

La condizione posta in essere dall’Inps è che al momento del decesso il figlio dovrà risultare a carico del genitore ed in condizioni di insufficienza economica: ciò equivale a dire che il reddito individuale dovrà risultare non superiore al trattamento minimo della pensione maggiorato del 30%.

La pensione indiretta invece spetta ai familiari dei titolari di pensione diretta, definizione che comprende le pensioni di vecchiaia, di anzianità, le pensioni anticipate, le pensioni di inabilità e di invalidità. Questa pensione viene erogata ai familiari superstiti dell’assicurato, a condizione che il lavoratore abbia conseguito un numero minimo di anni di assicurazione e di contribuzione o di contributi settimanali (15 anni di assicurazione e di contribuzione, o 780 contributi settimanali, oppure cinque anni di assicurazione e contribuzione, di cui almeno tre anni nel quinquennio precedente al decesso).

Come stimare la pensione di reversibilità e la pensione indiretta? Queste due formule di contributo economico corrispondono normalmente al 60% della pensione percepita dal defunto o a cui avrebbe avuto diritto l’assicurato, ma in presenza di altri redditi da parte del defunto possono subire una riduzione.

Assicurazioni pensionistiche private, come funzionano?

Le assicurazioni pensionistiche private sono la più valida soluzione integrativa alla pensione Inps: operano attraverso quelli che vengono chiamati fondi pensioni, i quali si differenziano in fondi aperti o fondi chiusi, e prevedono il versamento di una quota a fronte dell’erogazione postuma della pensione integrativa da parte della compagnia assicurativa.

Ha lo stesso funzionamento della pensione Inps e prevede che vengano versati dei contributi quando il soggetto si trova ancora in stato di lavoro attivo.

Mensilmente viene versata una quota nei fondi pensione, al fine di avvalersi, in un secondo momento, di quanto accantonato (e rivalutato) nel momento in cui si raggiungerà il traguardo della pensione.