Lavoro Notturno: Definizione, Diritti e Retribuzione

Data pubblicazione: 2017-11-30
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Lavoro Notturno: Definizione, Diritti e Retribuzione

Che cosa si intende per lavoro notturno: definizione, garanzie, retribuzione e diritti

Molte attività umane ormai non si fermano durante la notte. Sono numerosi i lavoratori dipendenti  impegnati nel lavoro notturno.

Cos’è il lavoro notturno

Del lavoro notturno esiste una definizione normativa. L’art. 1 del decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66, che recepisce una direttiva europea e definisce il “periodo notturno” come “periodo di almeno sette ore consecutive comprendenti l'intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino”.

Il provvedimento introduce poi la definizione di  «lavoratore notturno: 1) qualsiasi lavoratore che durante il periodo notturno svolga almeno tre ore del suo tempo di lavoro giornaliero impiegato in modo normale».

Dunque il comma 1 dell’art. 1 chiarisce che si è in presenza di lavoro notturno quando il lavoratore opera per almeno tre ore del suo consueto orario giornaliero durante il periodo notturno, ovvero tra la mezzanotte e le 5 del mattino.

Al secondo comma del citato art. 1 si introduce una seconda fattispecie.

E’ impegnato in un   lavoro notturno «2) qualsiasi lavoratore che svolga durante il periodo notturno almeno una parte del suo orario di lavoro secondo le norme definite dai contratti collettivi di lavoro. In difetto di disciplina collettiva è considerato lavoratore notturno qualsiasi lavoratore che svolga lavoro notturno per un minimo di ottanta giorni lavorativi all'anno; il suddetto limite minimo è riproporzionato in caso di lavoro a tempo parziale;» . 

In sostanza la norma richiama anche la contrattazione collettiva. In molti contratti collettivi nazionali di lavoro, i cosiddetti CCNL, alcuni articoli definiscono il lavoro notturno e ne determinano condizioni e retribuzione.

Si tratta in particolare di numerosi contratti collettivi che riguardano attività ove è spesso presente il lavoro notturno, quali quelli dei pubblici esercizi, del settore dell’autotrasporto, della panificazione, degli alberghi, delle attività industriali che si svolgono su turni, senza interruzione nelle 24 ore.

Durata del lavoro notturno

L'orario delle prestazioni di lavoro notturno non deve superare, in media, le otto ore nell’arco delle ventiquattro ore, a meno che i contratti collettivi nazionali, o aziendali, non prevedano un periodo di riferimento più ampio sul quale calcolare la media.

Su questo punto è intervenuto il Ministero del lavoro, con la circolare n. 8/2005, che ha chiarito come il limite delle 8 ore vada calcolato su una media tra ore lavorate e ore di riposo pari ad 1/3 (ovvero 8/24).

In carenza di una specifica previsione normativa - dice il ministero - il limite può essere calcolato sulla base del periodo di riferimento rappresentato dalla settimana lavorativa. Nell’ambito della  contrattazione collettiva è comunque possibile individuare periodi più lunghi sui quali calcolare la media predetta.  

Il ruolo dei CCNL in tema di lavoro notturno

Attraverso i contratti collettivi nazionali di lavoro, stipulati tra le associazioni datoriali e i sindacati del lavoratori, è possibile regolamentare molti aspetti del lavoro notturno, stabilendo, ad esempio, le categorie di lavoratori esonerati dal lavoro notturno o individuare liberamente il periodo di tempo sul quale calcolare la media delle ore, per non superare il limite di durata prevista.

I contratti collettivi possono definire anche le indennità da corrispondere ai lavoratori notturni, così come trattare il tema della vigilanza sanitaria per specifiche categorie di lavoratori dipendenti.

Tali questioni possono essere regolamentate anche attraverso la contrattazione di secondo livello, di carattere territoriale o interna all'azienda.

Categorie esentate per legge e contrattazione collettiva

Il citato decreto legislativo, n. 66/2003, individua specifiche categorie di lavoratori esonerati dal lavoro notturno. tra questi la lavoratrice madre di un figlio di età inferiore a tre anni o, in alternativa, il lavoratore padre convivente.

E’ infatti esonerata la lavoratrice o il lavoratore che sia l'unico genitore affidatario di un figlio convivente, fino ai 12 anni di età, o chi si occupi di un familiare disabile, come previsto dalla legge 104/1992.

Infine il citato decreto prescrive che sia assolutamente vietato far lavorare nel periodo notturno le lavoratrici gestanti “dalle ore 24 alle ore 6”, a partire dal momento dell'accertamento dello stato di gravidanza “fino al compimento di un anno di età del bambino”.

Con la contrattazione collettiva è possibile estendere l’esenzione ad altre specifiche situazioni che coinvolgono i lavoratori.

Diritti del lavoratore notturno: gli accertamenti sanitari

La legge tutela la salute del lavoratore notturno, al quale è chiesto un impegno psicofisico sicuramente più gravoso rispetto ai colleghi che lavorano nell’ orario di lavoro diurno.

La norma prescrive pertanto che il lavoratore debba essere ritenuto idoneo al lavoro notturno dopo uno specifico accertamento medico.

Sono inoltre previsti controlli sanitari periodici, con cadenza biennale, finalizzati alla verifica della sussistenza delle condizioni di salute necessarie.

Anche i lavoratori notturni possono purtroppo essere oggetto di licenziamento. In questo caso è possibile garantire il sostegno economico attraverso una assicurazione sul lavoro a tutela del reddito, in caso di perdita del lavoro.

La polizza assicurativa garantisce un sostegno mensile nel periodo in cui si è alla ricerca di nuove opportunità di occupazione.