Tfr in Busta Paga: Ecco Come Funziona

Data pubblicazione: 2017-09-29
Tempo di lettura stimato: 5 minuti
Tfr in Busta Paga: Ecco Come Funziona

Come calcolare l’importo del Tfr in busta paga

Il tfr è una delle voci presenti sulle buste paghe dei dipendenti che non lavorano nel settore pubblico, ma non il suo significato non è chiaro a tutti. Queste sono solo alcune delle domande che in molti si fanno: “Il tfr chi lo paga?”, “Il tfr come si paga?” “Il tfr quando viene pagato?” .

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sull’argomento.

Cos’è il tfr

Il tfr (chiamato anche comunemente liquidazione) è l’acronimo di “trattamento di fine rapporto” e rappresenta una retribuzione versata dal datore di lavoro al dipendente, al momento in cui cessa il rapporto di lavoro. Indipendentemente dal motivo per cui il rapporto professionale termina, il lavoratore ha sempre diritto a ricevere la liquidazione.

Il valore del trattamento di fine rapporto varia in base al livello di retribuzione ed al periodo di tempo in cui si è effettuata la prestazione lavorativa presso una determinata azienda.

Il tfr chi lo paga

Come abbiamo già detto, il tfr viene corrisposto al dipendente dal datore di lavoro. Quest’ultimo ogni mese mette da parte una piccola somma di denaro che rappresenta una sorta di salvadanaio utile al lavoratore per gestire ad esempio, una fase di passaggio da un rapporto lavorativo ad un altro.

Solitamente il denaro messo da parte per i dipendenti non rimane bloccato ma viene utilizzato dalle aziende. In questo modo queste ultime non sono costrette a richiedere finanziamenti o prestiti agli istituti di credito perché hanno già del denaro a disposizione.

All’inizio abbiamo detto che il tfr non viene percepito dai dipendenti del settore pubblico. Se ti stai chiedendo nel pubblico impiego il tfr chi lo paga,la risposta è l’Inps.

Occorre però fare una precisazione, i dipendenti pubblici, non ricevono il trattamento di fine rapporto ma il trattamento di fine servizio in breve tfs.

Il tfr come si paga

Il tfr deve essere corrisposto dal lavoratore entro 45 giorni dalla data di fine rapporto. Nel caso in cui l’azienda dovesse avere problemi di liquidità è possibile la corresponsione della liquidità a rate.

Il piano di rateizzazione deve essere stabilito in accordo con il dipendente che deve approvarne la modalità di erogazione.

Come tutti i sistemi di rateizzazione anche quello del tfr prevede degli interessi. La normativa a riguardo non è molto chiara ma il modo più corretto di calcolare gli interessi sembra essere quello scalare. Gli interessi dovrebbero quindi essere calcolati di volta in volta sul debito residuo.

Il tfr quando viene pagato

Come abbiamo detto più volte il tfr viene erogato generalmente al termine di un rapporto di lavoro. Scriviamo “generalmente” perché con la legge di stabilità del 2015, il governo Renzi ha introdotto la possibilità di versare il tfr direttamente in busta paga per tutti coloro che hanno almeno sei mesi di anzianità.

Questo significa per il lavoratore, poter contare su una cifra più elevata alla fine di ogni mese ma allo stesso tempo rinunciare ad una buona uscita.

Se si sta prendendo in considerazione l’idea di richiedere il tfr in busta paga bisognerebbe anche riflettere sul discorso della tassazione. Riceverlo ogni mese, infatti, significa pagare più tasse perché il tfr essendo considerato reddito, rientra all’interno della tassazione ordinaria.

Scegliere di ricevere la liquidazione a fine rapporto lavorativo, invece, permette di pagare meno tasse. In questo caso  il tfr viene considerato comunque un reddito ma è soggetto ad una tassazione separata e quindi inferiore a quella ordinaria.

Tfr: il calcolo

Per conoscere approssimativamente il valore del proprio tfr basta considerare lo stipendio di un mese per ogni anno in cui si è lavorato in un’azienda.

Se invece si desidera conoscere in maniera precisa la propria liquidazione si può utilizzare uno dei molteplici calcolatori presenti in rete.

Tfr anticipato: quando è possibile richiederlo

Oltre all’accredito in busta paga e al fine rapporto esiste un’altra modalità per richiedere la liquidazione: il tfr anticipato. In alcuni casi, infatti, è possibile richiedere un anticipo sul tfr che comunque non deve mai superare il 70% sul totale.

Il datore di lavoro è obbligato a raccogliere la richiesta se il dipendente ha almeno 8 anni di anzianità e se il tfr anticipato non è stato già richiesto dal 4% dei dipendenti che lavorano nella stessa azienda.

Esistono delle condizioni molto chiare per cui può essere richiesto il tfr in questa forma. Tra queste rientrano le spese sanitarie per interventi straordinari, l’acquisto della prima casa, le spese sostenute in caso di congedo per attività di formazione o maternità. 

Oltre il tfr: come incrementare il proprio gruzzoletto

Esiste un’assicurazione chiamata polizza per lavoratori che aiuta l’assicurato e la sua famiglia in caso di eventi accidentali che determinano conseguenze sulla vita o sull’abilità a lavoro.

Per far fronte ad alcune emergenze, infatti, il tfr potrebbe non essere sufficiente, soprattutto se il lavoratore era l’unica fonte di reddito per la propria famiglia.

Sottoscrivere questa tipologia di polizza consente al contraente e alla sua famiglia di usufruire di una somma di denaro per far fronte alle necessità immediate e per coprire le eventuali spese mediche che si trovano ad affrontare.